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Agli inizi del Novecento, in una Portici ancora immersa nel verde e nel silenzio, un uomo di nome Alberico Aschettino, commendatore napoletano, decide di costruire una villa per la sua famiglia. La chiama Villa Maria, in onore della moglie.
La villa nasce nel 1911 e, all’epoca, occupava una superficie molto più estesa rispetto a quella odierna. Alberico e Maria ebbero tre figli – Antonino, Guido e Matilde – che vissero nella villa per diversi decenni.
Matilde eredita la proprietà quando sposa Ugo Palumbo, e proprio qui nasce la loro primogenita, Chiara. La seconda figlia, Maria, nasce a Napoli nel 1935.
Maria Palumbo, unica erede della famiglia, ancora oggi conserva gelosamente i ricordi della nonna e della sua mamma che ci restituiscono l’immagine di una Villa Maria che per molti anni è stata luogo di feste e convivialità: dai racconti della sig. ra Maria, pare che il giardino antistante il porticato fosse frequentemente teatro di banchetti e feste, con decine di persone che animavano la Villa e tutta la zona circostante. Ma anche luogo di ritrovo familiare e e di vita quotidiana vissuta all’insegna della della spensieratezza e di piccoli attimi di gioia quotidiani.
Scorri le immagini delle foto di familia della Signora Maria.
Quando Maria è ancora molto giovane , la villa fu venduta al signor Fernandes, per volontà del padre Ugo Palumbo. E da allora, quella che fu Villa Maria diventa Villa Fernandes.
Negli anni ’30 e ’40 del Novecento, infatti, Portici era considerata una località di villeggiatura. L’aria salubre e la tranquillità del posto attiravano le famiglie benestanti di Napoli.
I Fernandes, imprenditori originari di Posillipo, utilizzarono la villa come residenza estiva. Era il rifugio ideale per sfuggire alla frenesia della città, respirare aria buona, e godersi momenti di svago con amici e parenti. La villa viene ribattezzata con il nome dei nuovi proprietari e, da allora, è conosciuta come Villa Fernandes.
Fino agli anni ’90, Villa Fernandes è la villa che vi abbiamo raccontato. Poi, tutto cambia. A comprarla – o meglio, ad “accaparrarsela” – è la famiglia Rea, un clan camorristico di Giugliano. La trasformano in una location per matrimoni e cerimonie, e la ribattezzano con un nome da film: Villa Le Cycas.
In giro si diceva pure che Maradona fosse interessato ad acquistarla. Ma l’affare non si fece mai. C’è chi parla di fantasmi. Sì, proprio così: a Portici girava voce che la villa fosse infestata. E, a quanto pare, Diego non voleva dividere casa con gli spiriti.
Di fatti i Fernandes ne perdono la proprietà e la villa finisce nelle mani della camorra. Nel 1998 la villa viene sequestrata dallo Stato. Chiusa, inutilizzata, finisce persino in un’interrogazione parlamentare.
Solo nel 2010 qualcosa si muove: la Curia di Napoli, la Provincia, il Comune di Portici e il Consorzio S.O.L.E. firmano un accordo per darle nuova vita. L’idea è quella di farne un centro di accoglienza, soprattutto per chi ha vissuto esperienze difficili come la tossicodipendenza.
Nel 2011 viene affidata a don Antonio Vitiello, fondatore dell’associazione “La Tenda”, con l’obiettivo di creare un presidio sociale. Ma, nonostante i buoni propositi, la villa resta lì, chiusa, vuota, ferma. Intrappolata in un limbo di cavilli legali e problemi burocratici e gestionali.
Per anni, la villa è rimasta come sospesa nel tempo. Un luogo bellissimo ma abbandonato, che in tanti ricordavano solo come simbolo di degrado.
Poi, finalmente, nel 2014, qualcosa si muove: una delle due dependance viene affidata a un’associazione locale per iniziare un percorso di riutilizzo sociale. Poco dopo, anche l’altra dependance trova una nuova funzione: accoglie giovani rifugiati e richiedenti asilo.
Segnali piccoli, ma importanti. Segnali di un risveglio.
Ma è tra il 2017 e il 2019 che arriva la svolta vera: il comune di portici e una rete di più di 20 realtà del Terzo Settore (cooperative, associazioni, enti sociali e parrocchie) partecipano ad un bando per la valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata nel sud Italia per realizzare progetti esemplari.
è così nel 2020 parte ufficialmente il progetto “Villa Fernandes – un Bene Comune”.
Un’iniziativa ambiziosa, per restituire alla città un luogo che era stato dimenticato. Promotori del bando Fondazione CON IL SUD e Fondazione Peppino Vismara, che hanno finanziato la ristrutturazione e le prime attività.
Oggi, Villa Fernandes è un simbolo di riscatto.
Un ultima curiosità: durante i lavori di ristrutturazione, all’interno della proprietà sono spuntati dei cunicoli lunghissimi, che portavano verso la parte bassa della città.
A cosa servivano? Molto probabilmente a sfuggire ai blitz delle forze dell’ordine. Un sistema di fuga sotterraneo, degno di un film.
Oggi quei corridoi sono chiusi. Ma la villa, per fortuna, è più aperta che mai.
Scorri le immagini della rinascita di Villa Fernandes
La nostra visita comincia proprio da qui, dal grande cancello che introduce alla villa. Non è un cancello qualsiasi: è l’unico, tra quelli delle ville storiche di Portici, ad essere sopravvissuto alla requisizione dei metalli durante la Seconda Guerra Mondiale.
All’epoca, infatti, tutti i cancelli in ferro vennero smantellati per essere fusi e usati dall’industria bellica. Tutti… tranne questo.
Il merito fu del signor Fernandes, allora proprietario della villa, che, grazie alla sua doppia cittadinanza italiana e spagnola, riuscì a sottrarsi alla cosiddetta “Campagna del Ferro” voluta dal regime fascista.
E così, ancora oggi, questo cancello è qui, maestoso e intatto, protetto e vincolato, testimone silenzioso di una scelta coraggiosa e della storia di un’intera epoca.
Avvicinandosi al patio, Villa Fernandes si mostra in tutta la sua unicità. Ma prima, una piccola grande testimonianza del suo attuale impegno sociale.
Proprio lungo il percorso che dall’ingresso porta al patio, sul lato destro, c’è una panchina rossa. Non una panchina qualunque, ma un simbolo contro la violenza sulle donne, inaugurata il 25 novembre 2022, in occasione della Giornata Mondiale dedicata a questo tema. A realizzarla sono stati i giovani studenti dell’Istituto “Da Vinci – Comes”, con il supporto della Cooperativa Sociale “Seme di Pace”, capofila del progetto Villa Fernandes e il Comune di Portici. Una piccola opera, ma dal significato enorme.
E ora guardate la villa: si nota subito che non è come le altre. Siamo lungo quella che un tempo era la Nuova Via Bellavista (oggi Via Armando Diaz), e mentre molte residenze nate in quest’area abbracciavano lo stile Liberty o Art Déco, Villa Fernandes punta altrove: si ispira infatti alle ville palladiane del Cinquecento, firmate dal celebre architetto Andrea Palladio.
Le forme sono eleganti, le proporzioni armoniche, la loggia centrale e il timpano richiamano i templi classici, ma con una leggerezza che la rende perfetta per essere vissuta. Il patio sotto cui vi trovate è un luogo pensato per stare insieme, mangiare, conversare o ascoltare musica, proprio come accadeva nelle ville di campagna venete a cui si ispira.
Molti pensano che l’ingresso principale sia sulla facciata… e invece no. L’entrata storica della villa è sul lato destro, discreta ma fondamentale.
Attraverso quel portone si accede a una scenografica scalinata a spirale in stile Liberty, che collega tutti i piani della villa. Se trovate il portone aperto, potete affacciarvi all’interno per dare un’occhiata a questo capolavoro in marmo e ferro battuto in stile liberty.
Al piano terra, in quest’ala dell’edificio, si trova oggi l’accoglienza e gli spazi dedicati a tutti i servizi per il cittadino, più di 20 sportelli di sostegno e aiuto psicologico, il cui accesso è completamente gratuito.
Al primo piano, quello che un tempo ospitava le camere da letto, oggi troviamo le aule per incontri, eventi, orientamento, formazione e il Centro Servizi Giovani.
Salendo ancora si arriva all’ultimo piano, dove un tempo c’erano gli alloggi della servitù. Oggi quegli spazi ospitano gli uffici operativi di oltre 20 realtà del Terzo Settore: cooperative, associazioni, progetti sociali. Un luogo vivo, pulsante, in continua trasformazione.
Scorri le immagini per vedere come è adesso villa fernandes
Ora tornate indietro, e passando per il patio centrale, accedete all’interno dell’edificio. Ed eccoci al Salone Impero, il cuore più elegante e ampio della villa.
Oggi è uno degli spazi più frequentati: ospita eventi, mostre, incontri e le attività di ristorazione del Dabliu Bistrò. Ma non ha perso il suo fascino storico.
Il soffitto, ad esempio, è interamente decorato in stile Liberty: linee sinuose, colori vivaci, motivi floreali e piccoli putti che sembrano fluttuare in un cielo di nuvole. Un’atmosfera unica, sospesa tra sogno e raffinatezza.
Scorrete le foto e camminate verso sinistra, lasciando il salone impero, trovate l’attuale zona bar e lounge. In passato era la sala da pranzo della villa, come la vedete nella foto d’epoca.
Anche se non sono rimasti i fregi e le decorazioni originali, gli spazi hanno mantenuto la stessa struttura.
E la porta scorrevole a vetri che collega il bar alla cucina?
Non è quella originale, ma si trova nello stesso punto di un tempo: quello che collegava la sala da pranzo ai locali di servizio.
Scorrete le immagini con tutte le foto d’epoca che vi mostrano gli ambienti interni dell’epoca in cui era ancora Villa Maria
La visita finisce proprio qui, dove la villa oggi accoglie, nutre e coinvolge. Villa Fernandes non è solo un edificio storico: è uno spazio che vive nel presente, aperto alla città, alle persone e ai progetti.
Un bene comune che accoglie, connette e fa crescere persone, enti, imprese, istituzioni e territorio. Nel 2023 Villa Fernandes propone al territorio un patto di Rete, per gettare le basi per la costruzione di un’organizzazione di Comunità. Le realtà che hanno aderito sono state oltre 50 tra Cooperative sociali, consorzi Associazioni di Volontariato e di Promozione sociale, Parrocchie Scuole, Istituzioni, Cittadini e a tutt’oggi sono in aumento.
i numeri della rete sono in aumento: ad oggi contiamo 232 volontari, 273
posti occupati, 258 soci e oltre 15.400 destinatari dei nostri servizi
A Villa Fernandes, la cultura dell’incontro si fonde con l’innovazione, offrendo all’intera collettività, un luogo unico dove creare sinergie, sviluppare progetti e costruire nuove opportunità.
E ora rilassatevi, magari davanti a un caffè o a un buon piatto preparato con amore dalla cucina del Dabliu. Questo è il momento giusto per gustare l’atmosfera di un luogo speciale, che ha ancora tante storie da raccontare.